Nella meccanica delle rocce si chiama dilatometrica la prova effettuata in un foto con una sonda cilindrica che, pressurizzata internamente, produca l’espansione del foro stesso.

Le prove dilatometriche sono uno dei metodi più versatili per determinare in situ la deformabilità delle rocce. Essendo prove da foro e potendo raggiungere profondità di centinaia di metri possono essere effettuate nelle prime fasi di indagine geognostica sfruttando i sondaggi esplorativi.

 

Nella meccanica delle rocce si chiama dilatometrica la prova effettuata in un foto con una sonda cilindrica che, pressurizzata internamente, produca l’espansione del foro stesso.

Le prove dilatometriche sono uno dei metodi più versatili per determinare in situ la deformabilità delle rocce. Essendo prove da foro e potendo raggiungere profondità di centinaia di metri possono essere effettuate nelle prime fasi di indagine geognostica sfruttando i sondaggi esplorativi.

Dopo avere preso in esame le attrezzature per prove dilatometriche, con particolare attenzione al metodo di misura delle deformazioni diametrali del foro, l’articolo continua esponendo i criteri di interpretazione delle prove dilatometriche. L’interpretazione è basata su equazioni che derivano dalla teoria dell’elasticità. Poiché le rocce possono avere un modulo a trazione minore di quello a compressione, il modello interpretativo che viene usato normalmente può essere inadeguato se le pareti del foro vengono sottoposte a trazione. Per studiare questo fenomeno viene proposta una soluzione chiusa alternativa a quella classica, fondata sull’ipotesi che la roccia sia un materiale a comportamento bilineare.

In ultimo si riporta un caso in cui la bilinearità della roccia potrebbe avere influito sul risultato dilatometrico. Alla luce delle considerazioni teoriche fatte precedentemente, il caso viene reinterpretato.

  Nella meccanica delle r …

AUTORI: Crivelli R., Devin P., Guido S. RIG ANNO: 1992 NUMERO: 2 Numero di pagina: 113


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